Oltre i grilli: mangeremo la carne di pitone?

Un articolo apparso recentemente su Scientific Reports discute i vantaggi dell’allevamento dei pitoni presentati come una alternativa vantaggiosa rispetto ai tradizionali allevamenti di polli, maiali e bovini. La carne di pitone è praticamente sconosciuta in Occidente, ma in alcune zone asiatiche è consumata abitualmente ed è apprezzata come un prodotto di buona qualità. Inoltre i pitoni sono animali facili da allevare ed hanno il più elevato tasso di conversione tra l’alimentazione che ricevono e la crescita di peso.

Se avete visitato il Vietnam o la Tailandia probabilmente vi è già capitato di assaggiarla, ma almeno in Italia la carne di pitone è ancora praticamente sconosciuta. Qualche italiano amante della fauna esotica alleva pitoni in casa, ma penso che non abbia mai pensato di mangiarseli. Eppure – sentendo quanto sostengono i consumatori asiatici – la carne di pitone è una carne “sana“, dotata di buone proprietà organolettiche. Senza contare che del pitone – così come succede per i maiali – non si butta via niente. La pelle serve per preparare un cuoio di ottima qualità, mentre alcune parti come il grasso e la bile sono usate per la preparazione di medicinali.

Ma il vero vantaggio dell’allevamento dei pitoni è legato al fatto che questi animali si accontentano veramente di poco. I pitoni convertono il cibo in massa corporea in modo molto più efficiente rispetto a tutti i più diffusi animali da allevamento (polli, maiali, ovini e bovini). Il motivo di questa elevata capacità di conversione è che i serpenti sono animali a sangue freddo e non consumano energia per stabilizzare la temperatura del loro corpo. Inoltre i pitoni non hanno bisogno di acqua e addirittura possono rimanere a digiuno per lunghi periodi senza perdere eccessivamente di peso.

In natura i pitoni si alimentano di roditori ed altri piccoli animali, ma in cattività si adattano ad una dieta mista che include anche scarti di produzioni vegetali. Insomma sono una sorta di “fabbrica della carne” in grado di produrre proteine con una efficienza che non ha riscontro in nessun altro animale da allevamento.

In altre parole, se volete ridurre al minimo il vostro impatto ambientale e climatico non è indispensabile che diventiate vegani: potete abbandonare la carne prodotta dagli allevamenti intensivi tradizionali e convertirvi alla carne di pitone.

Se il riscaldamento globale non vi interessa più di tanto e l’unica vostra preoccupazione è quella di non cambiare il vostro stile alimentare sappiate che – oltre all’insidia della carne coltivata e degli insetti – dovrete difendervi anche dal possibile arrivo degli hamburger fatti con carne di pitone. Avvisate il Ministro/cognato prima che sia troppo tardi!

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