I rischi dell’intelligenza artificiale applicata alla scienza: possiamo ancora distinguere il vero dal falso?

Prima di discutere dei rischi vorrei parlare dei benefici, ricordando che diversi metodi basati sull’intelligenza artificiale fanno ormai parte del “bagaglio degli attrezzi” utilizzato dagli scienziati. A differenza di quanto sta accadendo per l’opinione pubblica (e per gli analisti finanziari) l’IA non è la “novità del momento“. In ambito scientifico l’intelligenza artificiale è già qualcosa di consolidato ed acquisito, anche se ci sono ancora enormi margini di sviluppo per le sue applicazioni. Chiunque segua la letteratura scientifica avrà notato come – ormai da alcuni anni – appaiano con crescente frequenza pubblicazioni nelle quali si cita l’IA come uno dei metodi utilizzati per lo svolgimento della ricerca.

In una prospettiva di medio termine c’è chi ipotizza che l’intelligenza artificiale possa attivare un vero e proprio salto di paradigma perché potrà automatizzare (accelerandolo enormemente) l’intero ciclo che porta a nuove scoperte scientifiche:

L’intelligenza artificiale vista come motore di sviluppo di una nuova fase della ricerca scientifica secondo lo schema ripreso da un articolo di E. O. Phyzer-Knapp et. al.

Qui di seguito troverete il link ad alcune pubblicazioni che illustrano lo stato attuale e le prospettive di sviluppo delle applicazioni dell’IA in alcuni importanti settori di ricerca:

I vantaggi dell’IA applicata all’ambito scientifico sono innegabili e – a differenza di quanto sta accadendo in altri settori – la grande maggioranza degli scienziati non vede l’intelligenza artificiale come un pericoloso concorrente che potrebbe privarli del loro lavoro. La comunità scientifica è pronta a sfruttare le nuove opportunità offerte dall’IA per portare avanti esperimenti sempre più sofisticati.

Scritto così, sembra che il metodo scientifico sia tutto sommato semplice e che possa essere sempre applicato con rigore e tempestività. Purtroppo le cose non stanno esattamente in questo modo. Per farvi capire quali sono “i rischi del mestiere” vi racconterò due episodi importanti della storia della fisica: gli studi astronomici che hanno coinciso con la nascita della Scienza moderna ed un caso (probabile) di falso scientifico (o quantomeno di uso disinvolto dei protocolli sperimentali) che sta dietro ad una storia di successo (premiata addirittura con il premio Nobel per la fisica).

Particolare di uno dei cannocchiali originali costruiti da Galileo (crediti: Museo Galileo, Firenze)

I falsi in ambito scientifico ci sono sempre stati, anche senza bisogno di fare ricorso all’IA. Un articolo recente pubblicato su Paleontology ha evidenziato che quelli che si credevano resti fossilizzati della pelle presenti nel famoso Tridentinosaurus antiquus erano in realtà tracce di una vernice nera che era stata depositata subito dopo il rinvenimento del fossile nel 1931 (crediti: foto Valentina Rossi)

Prima di utilizzare un sistema di acquisizione ed analisi dei dati sperimentali interamente affidato all’IA bisognerebbe validarlo sottoponendolo a quello che io chiamerei “il test della penicillina“. La scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming è forse l’esempio più noto di una scoperta scientifica completamente casuale ed inaspettata. Di fronte alla stessa situazione che scatenò la curiosità e l’intuito di Fleming cosa farebbe un sistema gestito dall’intelligenza artificiale?

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