Grandi cambiamenti in vista per il settore idroelettrico trentino?

La notizia era stata anticipata sulla stampa specializzata poco prima di Natale, ma – forse a causa delle festività di fine anno – non aveva avuto un eco particolare a livello locale. Oggi è stata rilanciata da MF DJ News e sembra prendere consistenza: Macquaire il grande fondo australiano che dal 2015 possiede il 40% di Hydro Dolomiti Energia (HDE, la “cassaforte” idroelettrica del Trentino) avrebbe messo sul mercato la sua partecipazione. Non è ancora chiaro chi potrebbero essere i compratori, ma è evidente che un cambiamento di tale portata potrà avere un impatto significativo sul futuro energetico del Trentino.

Dopo 8 anni di partnership, il Fondo australiano Macquaire sembra intenzionato a vendere la sua quota di minoranza di Hydro Dolomiti Energia (HDE), la società di Dolomiti Energia che gestisce le principali centrali idroelettriche del Trentino (e alcune anche in territorio veneto).

Hydro Dolomiti Energia è stata per molti anni anni una specie di “gallina dalle uova d’oro” poiché la sua produzione è basata su impianti i cui costi di costruzione sono ormai ampiamente ammortizzati e che richiedono investimenti relativamente modesti per la loro manutenzione. La siccità e le turbolenze del mercato energetico che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso hanno scombussolato i conti di HDE, ma non c’è dubbio che l’azienda possieda ancora una grande attrattività. Secondo indiscrezioni di stampa, Macquaire avrebbe affidato a Rothschild un mandato per assisterla come advisor nel processo di vendita e chiederebbe 450 milioni di Euro per cedere il 40% del capitale sociale. Macquire era entrata in HDE nel novembre 2015 investendo poco più di 300 milioni di Euro. Ne uscirà realizzando una cospicua plusvalenza che si somma ai ricchi dividendi incassati nel corso degli anni.

Mentre il Trentino si appassiona alle “Olimpiadi scippate” di Piné o al mega tunnel stradale da scavare sotto al monte Baldo, si profila all’orizzonte un cambiamento di grande portata per il suo futuro energetico. Una quota azionaria pari al 40% non garantisce a chi la possiede il diritto di decidere, ma fornisce di fatto la possibilità di porre il veto su talune decisioni chiave del socio di maggioranza (nel caso specifico Dolomiti Energia che possiede il restante 60% del capitale).

I lunghi periodi di siccità associati al riscaldamento globale aprono grosse incognite sul futuro del settore idroelettrico italiano, ma ci sono anche nuove opportunità legate all’utilizzo crescente di fonti di energia rinnovabile caratterizzate da ampie fluttuazioni della produttività (in particolare, solare ed eolico).

All’estero non mancano gli esempi di grandi investimenti fatti per utilizzare alcuni impianti idroelettrici come sistemi di accumulo dell’energia. I sistemi di ultima generazione sono in grado di reagire alle richieste della rete con tempi di intervento dell’ordine di soli 5 minuti e costituiscono uno strumento fondamentale per il bilanciamento di reti che dipendono sempre meno dai combustibili fossili e privilegiano le sorgenti di energia rinnovabile. Sono applicazioni molto interessanti, ma richiedono grandi capacità di progetto e la disponibilità di ingenti risorse finanziarie.

Non sappiamo quali siano le motivazioni che stanno spingendo Macquaire a lasciare il Trentino (per quanto a mia conoscenza, né Macquaire, né Hydro Dolomiti Energia hanno rilasciato comunicazioni ufficiali sull’argomento). La spiegazione più semplice è che Macquaire abbia deciso di effettuare una rotazione dei suoi investimenti liberando risorse che potrebbero essere molto utili per gli ambiziosi programmi di sviluppo che il fondo ha in Italia, anche in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti.

Aldilà dei motivi che hanno spinto Macquire a fare le sue scelte, la cosa importante per i trentini è capire quale sarà il futuro di HDE. A seconda di chi arriverà al posto del fondo Macquaire ci potranno essere dei cambiamenti di rilievo, anche alla luce delle azioni che HDE dovrà intraprendere per superare le recenti difficoltà. Non oso neppure immaginare cosa succederebbe se la quota di minoranza di HDE passasse nelle mani di una delle grandi multiutility del Nord Italia.

Sarà interessante vedere se il Governo provinciale si limiterà ad assistere alla partita con un ruolo da spettatore (magari mugugnando contro i “poteri forti“) oppure se saprà assumere un ruolo da protagonista.

Francamente non mi faccio molte illusioni. D’altra parte l’Italia è un Paese di commedianti, dove spesso domina la pura e semplice “caciara” (solo in Italia può succedere che un Governo prima aumenti le accise sui carburanti e subito dopo mandi la Guardia di Finanza nei distributori per capire come mai sia aumentato il prezzo della benzina).

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