In un post di metà agosto avevo affrontato il tema dell’aumento del prezzo dei carburanti. A causa della pausa estiva mancavano alcuni dati relativi alle ultime settimane, proprio quelle durante le quali gli automobilisti hanno osservato una forte crescita dei prezzi. Con la fine del mese di agosto sono stati finalmente resi disponibili tutti i dati e questo ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sull’andamento del mercato.
In un post precedente abbiamo visto che il prezzo dei carburanti pagato al distributore è dovuto – in maggioranza – a tasse e contributi (accise) che i cittadini pagano allo Stato italiano. A questa voce si somma il costo del petrolio ed i costi di trasformazione e di trasporto, oltre al margine – variabile tra 3 e 6 centesimi di Euro per litro che rimane ai titolari dei distributori. Poiché nel post precedente non era stato possibile mostrare i dati completi relativi al mese di agosto ho scritto questo nuovo intervento nel quale – grazie a dati più completi – è possibile fare qualche ipotesi ragionevole sulle cause che sono all’origine della forte impennata dei prezzi dei carburanti che è stata registrata tra l’inizio del mese di luglio e la fine di agosto.
Partiamo dal prezzo del petrolio. Ai livelli attuali, la spesa per l’acquisto del greggio incide per circa 65 centesimi di Euro sul prezzo finale del carburante pagato dagli automobilisti (si tratta di una stima molto grossolana, utile solo per avere un’idea del corretto ordine di grandezza).
Durante il mese di agosto 2023 sono state osservate le solite fluttuazioni di mercato, ma non ci sono evidenze di tendenze particolari, né verso un aumento, né verso una diminuzione del costo del greggio. Più o meno, siamo sui livelli di prezzo riscontrati all’inizio del 2023.
Poiché i prezzi per l’acquisto del petrolio e per la sua raffinazione sono correntemente espressi in dollari USA, mentre noi paghiamo i carburanti in Euro, il prezzo alla pompa di benzina è influenzato anche dal cambio Euro/dollaro. Vediamo come questo tasso di cambio è variato durante il mese di agosto 2023:
Complessivamente si osserva una lieve tendenza al rafforzamento del dollaro USA che – pur in presenza di forti fluttuazioni – durante il mese di agosto 2023 si è rafforzato di circa il 2% nei confronti dell’Euro (la variazione del livello di cambio ha prodotto un incremento del prezzo finale dei carburanti di poco inferiore ad 1 centesimo di Euro).
Vediamo adesso un’altra componente importante del costo, quella legata al cosiddetto margine di raffinazione. Prendiamo come riferimento l’indice EMC che fornisce una stima del margine medio praticato dalle raffinerie localizzate nel Mar Mediterraneo:
L’andamento di agosto 2023 conferma la tendenza in atto, con il margine di raffinazione che si riporta sui 15 US$/barile. Il valore medio del margine ad agosto è stato pari a 15,2 US$/barile, contro i 9,6 US$/barile di luglio. A gennaio era stato pari a 14,3 US$/barile.
Siamo su livelli alti dell’indice di raffinazione e questo ha certamente contribuito al recente aumento dei prezzi. Tra l’inizio del mese di luglio e la fine del mese di agosto 2023, il margine di raffinazione è aumentato di circa 8 US$/barile. Ammesso e non concesso che questo aumento sia stato generato in modo omogeneo da tutti i prodotti di raffinazione, avremmo un aumento pari a circa 6 centesimi di Euro per litro, a cui si somma un ulteriore incremento dovuto alle imposte statali (applicando l’IVA lo Stato aumenta i suoi guadagni quando il prezzo dei carburanti sale).
L’andamento del prezzo dei carburanti in Italia durante questa stagione estiva è mostrato nelle 2 figure seguenti:
Osservando i 2 grafici precedenti appare evidente che l’aumento dei prezzi registrato durante il mese di agosto 2023 non è stato affatto omogeneo. L’aumento del gasolio (circa 13 centesimi di Euro/litro al netto delle tasse) è stato molto più alto rispetto a quello della benzina (circa 8 centesimi di Euro/litro sempre al netto delle tasse).
Possiamo quindi concludere che l’aumento registrato tra inizio luglio e fine agosto per la benzina è stato più o meno in linea con quello atteso dall’aumento dei margini di raffinazione, mentre l’aumento del gasolio è stato decisamente superiore.
Questa situazione non è nuova ed era già stata osservata ancora più drammaticamente dal momento dell’invasione russa dell’Ucraina fino alla scorsa primavera. Non è un mistero che le raffinerie europee siano ottimizzate per produrre prodotti diversi dal gasolio che, fino all’inizio del 2022 veniva importato in grandi quantità dalla Russia. Con lo scoppio della guerra ed il progressivo avvio dell’embargo commerciale è venuto a mancare questo importante flusso di gasolio ed i prezzi sono schizzati verso l’alto. Per molti mesi – malgrado la minore incidenza delle accise – il prezzo del gasolio ha superato quello della benzina.
Nella tarda primavera 2023 le tensioni presenti sul mercato sono sparite grazie all’arrivo massiccio di gasolio proveniente da raffinerie indiane e cinesi alimentate dal petrolio venduto sottocosto dalla Russia per ovviare al blocco degli acquisti da parte dei Paesi Occidentali. Questo flusso di carburante che aggirava l’embargo ha causato anche il crollo dei margini di raffinazione che a maggio, per le raffinerie del Mediterraneo, erano scesi addirittura sotto zero. Una situazione insostenibile che infatti è durata poco.
Da inizio luglio in poi sembra che l’effetto calmieratore provocato dalle importazioni provenienti da India e Cina stia venendo progressivamente meno. Quale sia la causa di tale tendenza non sono in grado di dirvelo.
Nel mese di agosto il prezzo del gasolio (al netto delle imposte) ha nettamente superato quello della benzina. Il prezzo del gasolio pagato dagli automobilisti è ancora un po’ più basso rispetto a quello della benzina, ma solo perché il gasolio paga accise decisamente inferiori rispetto alla benzina.
Temo che per uscire da questa situazione bisognerà riadattare gli schemi produttivi delle raffinerie europee, ma questo richiederà tempo ed investimenti (operazione che non sarà certamente favorita dal progressivo abbandono del gasolio come combustibile per le auto). Nel frattempo gli automobilisti che usano gasolio (sempre meno, ma comunque ancora moltissimi) dovranno abituarsi a vedere forti oscillazioni di prezzo del loro carburante preferito, a meno che il Governo non trovi un po’ di soldi nel fondo di qualche cassetto e non decida di intervenire sulle accise.
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