Trento: inceneritore o gassificatore? O rimandiamo tutto come al solito?

Siamo arrivati alla fine dell’anno e – puntuale come succede ormai da tempo – riprende vigore la discussione sull’impianto che il Trentino dovrebbe costruire per trattare la parte non riciclabile dei suoi rifiuti urbani. La campagna elettorale ormai prossima per l’elezione del sindaco di Trento sarà una occasione per far luce sulla posizione delle diverse parti politiche. Nel frattempo già si sentono le prime polemiche.

Il tema del trattamento finale della quota non riciclabile dei rifiuti urbani del Trentino è stato oggetto di una serie di post pubblicati su questo sito molto tempo fa. Nei miei precedenti interventi ho cercato di analizzare – sia pure in forma molto semplificata – le diverse opzioni disponibili, cercando di mettere in evidenza il possibile impatto che le decisioni in tema di trattamento dei rifiuti potrebbero avere dal punto di vista ambientale e climatico.

Non voglio ripetermi e mi limiterò a ricordare alcuni concetti fondamentali, rimandando chi fosse interessato a maggiori approfondimenti a leggere i post pubblicati precedentemente. In estrema sintesi:

  1. L’idea sostenuta soprattutto da taluni movimenti ambientalisti secondo cui il problema dei rifiuti si potrebbe risolvere aumentando ulteriormente la raccolta differenziata si scontra con la dura realtà della resa effettiva (molto bassa) della raccolta differenziata che viene effettuata in Trentino. Ufficialmente la nostra Provincia autonoma differenzia più dell’80% dei rifiuti urbani, ma in realtà una grande quantità di residuo viene erroneamente smaltito dai cittadini attraverso i canali differenziati. Il caso più eclatante è quello degli imballaggi leggeri dove oltre la metà del materiale conferito non può essere riciclato e deve essere smaltito inviandolo in una discarica o in un inceneritore.
  2. Chi allarma i cittadini evocando possibili danni alla salute dovuti agli scarichi di eventuali impianti di trattamento dei rifiuti (inceneritore o gassificatore) usa l’allarmismo per raccattare qualche voto (i politici lo fanno spesso e sui più diversi argomenti), ma mente sapendo di mentire. Utilizzando le moderne tecnologie ed esercitando rigorosi controlli sulla conduzione degli impianti si possono trattare i rifiuti senza generare alcun rischio per la salute pubblica. I cittadini trentini dovrebbero semmai preoccuparsi delle vecchie discariche (che troviamo in varie valli trentine) che possono generare danni sia ambientali che climatici silenti, ma piuttosto gravi.
  3. In passato qualcuno ha ipotizzato di sostituire un unico impianto provinciale con piccoli impianti di valle. L’idea sembra tramontata e mi auguro che nessuno la tiri fuori nuovamente perché – a mio avviso – è una solenne idiozia (mi ricorda la proposta del povero ministro Pichetto Frattin di sostituire il mai costruito deposito nazionale delle scorie radioattive con tanti piccoli impianti regionali). In generale fare tanti piccoli impianti aumenta enormemente i costi di gestione (non ci sono le cosiddette “economie di scala“) ed aumenta i rischi legati ad una gestione non corretta degli impianti.
  4. Dal punto di vista dei cittadini, l’aspetto che differenzia maggiormente un gassificatore rispetto ad un inceneritore è la mancanza del grosso camino utilizzato per lo scarico nell’atmosfera dei fumi di combustione che c’è – ovviamente – solo nel caso dell’inceneritore. “Occhio non vede e cuore non duole” potrebbe essere la valutazione che ha fatto crescere la schiera dei sostenitori del gassificatore, ma se ci limitassimo a questa considerazione rischieremmo veramente di prendere in giro i cittadini.
  5. Quando si discute di gassificatore bisogna chiarire cosa si vuol fare con il syngas (miscela di idrogeno e monossido di carbonio) che è il prodotto finale (pregiato) del trattamento dei rifiuti. Il syngas ha svariati utilizzi come prodotto di base per la produzione di diversi composti chimici ed oggi si ottiene principalmente partendo dal metano. Un gassificatore che funziona correttamente potrebbe alimentare aziende chimiche che fanno uso di syngas, inducendo un notevole risparmio del consumo di metano. Questo risparmio si realizzerebbe durante tutto l’anno e non solo durante la stagione fredda (come succede per gli inceneritori che sono utilizzati per il teleriscaldamento delle abitazioni).
  6. Se invece di valorizzare il syngas come materia prima per le aziende chimiche ci limitassimo a bruciarlo (magari in una miriade di impianti di dimensione ridotta in modo da non dover installare camini troppo appariscenti) allora il nostro gassificatore sarebbe solo un “inceneritore mascherato“, molto poco efficiente. In altre parole sarebbe una presa in giro per i cittadini.
  7. Se vogliamo confrontare le diverse alternative (gassificatore o inceneritore) non possiamo parlare solo degli impianti, ma anche della rete di utilizzatori (ad esempio abitazioni connesse alla rete di teleriscaldamento alimentata dall’inceneritore, sull’esempio di quanto accade a Bolzano o a Brescia oppure aziende chimiche pronte ad utilizzare il syngas prodotto dal gassificatore riducendo i loro consumi di metano).
  8. Qualsiasi sia la scelta che si farà (ammesso che se ne faccia una, prima o poi) un nodo imprescindibile è – secondo me – quello dei controlli sulla conduzione dell’impianto che non può essere demandato al gestore dell’impianto stesso. I controlli devono essere fatti da enti terzi, qualificati e non assoggettati al controllo della politica e devono essere previste multe severe per i gestori che non rispettassero le norme di qualità nella conduzione dell’impianto (a cominciare dal rigoroso rispetto dei piani di manutenzione). Questa è la migliore garanzia per i cittadini e la salute pubblica.

Volutamente in tutti i miei interventi ho evitato di esprimermi a favore di una particolare scelta. Questo può essere fatto solo dopo una attenta valutazione del rapporto costo/benefici che – come ho spiegato – non deve considerare solo l’impianto di trattamento dei rifiuti non riciclabili, ma anche la rete degli utilizzatori esterni. Il tema è tecnicamente complesso, ma può essere affrontato da tecnici esperti, competenti e – soprattutto – indipendenti.

I cittadini che sentono parlare di politici che si vendono mettendosi al servizio di imprenditori rampanti probabilmente non avranno molta speranza che un tale processo possa essere realizzato. Il sospetto è comprensibile, ma è compito della politica dimostrare che esiste ancora la capacità di lavorare per il bene comune, trovando la migliore soluzione possibile per un problema (quello dei rifiuti) che è causa di gravi disagi e produce – tra l’altro – un pesante danno d’immagine per l’intero Trentino.

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